I grandi eventi di gioco mi fanno sempre pensare un sacco.
I grandi eventi di gioco non sono legati a Monopoly, né a
Magic, né a Katan, i grandi eventi di gioco sono connessi allo sport, anzi,
diciamolo, al calcio.
E siccome mi interessa il gioco e anche il calcio e anche la
connessione con la gente, guardo i mondiali brasiliani e penso: tengo al
Brasile dopo l’Italia perché ho paura che con tutti i casini che hanno se non
vincono in casa loro scoppia la rivoluzione e muore una marea di gente.
E penso anche che astraendomi dallo spettacolo è assurdo che
tutto il mondo si fermi per un accadimento che promette lacrime e dolore a
miliardi di persone e gioia a pochi milioni: come dire ti offro una possibilità
su mille di godere a fronte della certezza di mille a uno di soffrire. Perché la
accettiamo a miliardi? Boh….
E vedo miliardi di persone che guardano decine di persone
che giocano e mi domando: perché lo fanno (quelli che guardano, quelli in campo li capisco benissimo, oltre al divertimento guadagnano un monte di soldi)?
Perché lo facciamo, mettendomici in mezzo io per primo? E mi viene in mente il prof
Rizzolati della facoltà di neuroqualcosa di Parma, e le sue ricerche su empatia
e neuroni specchio. Chi è interessato
alla cosa vada a vedersi su youtube neuroni
specchio e capirà.
E penso al valore dello sport come modello di relazione
dinamico-conflittuale a somma zero e lo condanno in toto, ma di questo ho già
scritto ed è un chiodo fisso che sto ripetendo anche troppe volte.
E però penso anche che in fondo tutto questo va bene in
ambito astratto virtuale, se serve a sfogare pulsioni conflittuali che altrimenti
sfocerebbero in bombe e manganelli, solo basterebbe che rimanesse lì e che nella vita
di ogni giorno invece riuscissimo a cercare la soddisfazione delle parti invece
che la vittoria frutto della sconfitta.
E penso che sto scrivendo di giochi ma forse sto scrivendo
di spettacolo, di miliardi di dollari, di interessi sociali e politici, di
futuro di vite. E che il gioco, senza cadere nella banalità, forse è anche
vita, oltre che strumento di formazione. E che forse, anzi certamente, non sono
all’altezza di scrivere di queste cose, ma lo faccio lo stesso e questo è il bello della rete, come dice
Beppe.
E sinceramente non arrivo a capire cosa mi/ci può insegnare
tutto questo, ma intuisco che qualcuno che legge queste righe forse potrà
arrivare a spiegarmelo.
E penso che Thiago Silva è una brava persona, e che Silvio
mi ha fatto grave torto quando ha distrutto il mio Milan vendendo l’asse vincente
Thiago Silva – Pirlo – Ibra… ma questa è un’altra storia….
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