Da più parti mi spuntano intorno citazioni relative all’uso degli scacchi nella formazione. L’altRo giorno alla radio (se non sbaglio RadioRAI 2) ho ascoltato l’intervista a Luca Desiata che ha scritto un libro sul tema in compagnia di un certo Karpov (chi ha più di trent’anni non può non avere mai sentito questo nome…) e Rocco Sabelli, già Amministratore delegato di Alitalia e Piaggio.
Titolo: SCACCHI E STRATEGIE AZIENDALI, pubblicato da Hoepli di Milano. Un manuale orientato ad affinare i meccanismi decisionali in situazioni di complessità, connesso all’ approccio al pensiero strategico.
Il Desiata collega i contenuti di un corso di strategia con l’analisi dei processi mentali dei grandi campioni, mescolando psicologia cognitiva, teoria delle negoziazioni, finanza e paradossi della teoria decisionale.
Cosa molto interessante, ciascun capitolo (pensiero strategico, pianificazione, finanza, marketing strategico, teoria delle decisioni, negoziazioni, leadership) risulta integrato da un caso aziendale tratto appunto dall’esperienza del Sabelli.
Il Desiata collega i contenuti di un corso di strategia con l’analisi dei processi mentali dei grandi campioni, mescolando psicologia cognitiva, teoria delle negoziazioni, finanza e paradossi della teoria decisionale.
Cosa molto interessante, ciascun capitolo (pensiero strategico, pianificazione, finanza, marketing strategico, teoria delle decisioni, negoziazioni, leadership) risulta integrato da un caso aziendale tratto appunto dall’esperienza del Sabelli.
Sullo stesso tema scacchi-pensiero strategico (a volte siccome ci si focalizza si crede che tutti parlino della stessa cosa) trovo anche un articolo in Wired di Agosto, a firma di Daniela Mangini, in cui si annuncia come a Spoleto il prossimo settembre si tenga il 1st Life Positional Thinking – LPT Summer Week 2013 (per più info http://www.complexityinstitute.it/?p=3681).
Proposto da Complexity Institute di Genova, in collaborazione con Le Mie Terre d’Italia e con la prestigiosa Accademia Internazionale di Scacchi di Perugia. Una vacanza-gioco di formazione per lo sviluppo personale.
Questa connessione di notizie attinenti allo stesso tema mi ha fatto anche pensare che una volta c’erano dei favolosi incontri-torneo uomo macchina, di cui invece da tempo non sento più parlare.
Ho lanciato nella rete la domanda “come mai?” ed ecco due autorevoli risposte.
La prima è di Adolivio Capece, maestro e voce degli scacchi da quando anche io ho cominciato a fare udire la mia nel settore del gioco (cioè da ben lontano nel tempo e nello spazio)
“Le sfide computer-uomo ormai non interessano più. Appurata la superiorità del software, il programma-scacchi viene usato solo come allenatore e analizzatore. Per tutti i grandi tornei, per esempio, ci sono le partite 'in diretta' e a fianco le analisi del programma (potete trovare esempi collegandovi con www.chessdom.com).
E’ successo come con le automobili: all'inizio si facevano le corse uomo-auto, poi cavalli-auto, poi le auto hanno cominciato ad andare troppo forte....
Quanto alle case di software in realtà non hanno mai badato più di tanto ai giocatori, quanto agli usi dei programmi-scacchi per altre cose; ad esempio, quello che girava su Deep Blue (che battè Kasparov) ha poi permesso di scoprire come sono fatte le proteine. E IBM ha guadagnato per questo almeno cento volte la spesa iniziale.
Anche agli scacchisti interessa solo giocare: il software serve semmai a qualcuno per cercar di 'barare' (quello che oggi chiamiamo doping informatico) mentre fa un torneo, ma di solito viene scoperto.
Ultima notazione: anche il campionato fra software scacchistici non suscita più grande attenzione, e coinvolge ormai solo pochi appassionati di informatica.
Semmai aggiungerei una considerazione personale: scacchi (e dama), proprio grazie all'allenamento con il computer, hanno visto alzare il livello di gioco e sempre più persone giocano, specie i ragazzi in età scolare (anche se questo dipende più che altro dal fatto che il Parlamento Europeo ha invitato tutte le nazioni ha mettere gli scacchi tra le materie curriculari della scuola dell'obbligo e questa direttiva si sta estendendo sempre più).”
Sullo stesso registro, anche se un po’ più catastrofica, la risposta di Gionata Soletti, uno dei guru del Go in Italia.
“Ormai i programmi sono oltre l'uomo. Così mi sa che gli scacchi hanno perso un po’ di smalto come d'altronde i cugini della dama, a cui va anche peggio: l’anno scorso (o quello prima) grazie ad un programma specifico la partita perfetta della dama inglese è stata risolta...
Per il Go manca ancora un po’. Anche se fino a pochi anni fa mi "mangiavo" qualsiasi programma, mentre oggi sono loro a mangiare me. “
Per il Go manca ancora un po’. Anche se fino a pochi anni fa mi "mangiavo" qualsiasi programma, mentre oggi sono loro a mangiare me. “
Meditazione finale, che si collega perfettamente al senso dell’uso del gioco in formazione: giocare vuole dire mettersi alla prova, oltre a divertire serve anche a scoprire i propri punti forti e limiti. Quando si bara o si usano strumenti che sostituiscono le nostre capacità, dal punto di vista didattico ma anche da quello puramente ludico si perde il senso della cosa.