Non solo Dan Brown ha scritto di Angeli e Demoni.
Anche Roberto Grassi, con la sua combriccola di autori di
giochi di narrazione (Michele Mencarini, Bruno Guerzoni e Gianmario Marrelli) ha
lavorato sul tema, producendo un gioco snello, adattabile ad aule di formazione
e a mio parere anche piuttosto divertente: mezz’ora al massimo di durata, poche regole –quattro paginette comprese le
espansioni , per di più con le figure- applicabile a quattro partecipanti o gruppi
di.
In molta sintesi (ma se volete leggervi tutto il regolamento
in PDF lo trovate per intero nel mio sito www.madonadoni.it
fra le news, cliccando cioè sull’icona
giornale che trovate in home page in basso a destra) si tratta di fare
cominciare a un narratore una sua piccola storia, a cui fanno da commentatori/coautori
tre altri giocatori: uno rappresentante
l’angelo che spinge per le scelte che ritiene (lui, l’angelo) più corrette ed
eticamente allineate; uno che fa il demonietto, suggerendo le scelte più egoisticamente
funzionali (sempre secondo lui); e un terzo che fa da coscienza quando per vari
motivi di scelta o di sorte (a volte per decidere si tira un dado) non vincono né
l’angelo né il diavolo.
Alla fine ne esce –nel contesto puramente ludico- un divertente
racconto costruito ogni volta in modo
diverso e a più mani da tutti quanti i quattro protagonisti del fatto.
Bel gioco, ma checcentra ‘on la formazione? Ci arrivo.
La scorsa settimana, per esempio, in ambito di CPC (Comunità di Pratica Coaching), una collega
ha presentato a tutti noi partecipanti Voice Dialogue, un modello di approccio
a counseling e coaching sviluppato da Hal
e Sidra Stone fin dagli
anni '70, dedicato a situazioni in cui al
coachee serve fare una buona analisi delle pressioni e delle opportunità che
gli stanno davanti, dietro e a fianco (per approfondimenti http://www.voicedialogue.it/).
Citando qua e là dal sito italiano, “risultato del loro
lavoro è la Psicologia
dei Sé, secondo la
quale l' IO non è una realtà monolitica,
ma è costituito da una molteplicità di aspetti (o Sé interiori).
Secondo la
prospettiva del VD, la nostra
personalità è composta di molte parti (o sé interiori) differenti; ogni sé ha
il suo modo di pensare e percepire cose e persone, esercitando una specifica
influenza sulla fisiologia, la postura, il modo di respirare, il tono della
voce, le scelte e la gestione delle interazioni. Il VD è anche una tecnica
particolarmente sofisticata di “intervista ai sé”,
nella quale le diverse parti che ci compongono sono invitate ad esprimersi
liberamente, in modo che il nostro IO acquisti consapevolezza della loro
esistenza, riconosca le loro ragioni e li trasformi da potenziali sabotatori in
potenti alleati del nostro benessere. L’obiettivo: sviluppare
e radicare un “ego consapevole” che, a differenza dell’IO operativo, non è identificato
completamente con nessuno dei sé interiori, ma è in grado di ascoltare e
sperimentare le diverse parti, scegliendo di volta in volta quali attivare
nelle diverse situazioni.
Beh, ho pensato, in questo discorso Aureola & Forcone in
effetti ci sta dentro una cifra, come dicono i gggiòvani: magari
semplificandone un po’ il tema di base, adattando questo e quello, proponendolo
anche a livello di team invece che individuale, facendo sempre e comunque
molta, molta attenzione a non sforare in pericolose derive da psico se non
avete una laurea adeguata, credo che il plot di questo gioco potrebbe essere un
buon viatico iniziale per chi volesse successivamente utilizzare questa modalità
ad esempio in un gruppo di coachee.