Poco tempo fa mi è successo di lavorare (come volontario) in
una organizzazione ONLUS.
Tutte brave persone per definizione, molti volontari
totali, tanti volontari parzialmente pagati come dipendenti. Ma pochissimo
coinvolti nel senso di essere organizzazione, parola associata al termine
azienda e quindi al concetto di fare soldi. *
Con la direzione nazionale era stato previsto un percorso che avrebbe dovuto durare
molti anni, data la delicatezza del tema e la scarsa possibilità di ritrovare i membri dell'associazione
tutti insieme, cominciando da un’attività esperienziale light durante un
congresso, mezza formazione e mezza animazione ludica.
Ovviamente le persone si
sono divertite (come animatore sono bravino, devo riconoscermelo) ma
inevitabilmente questa di entertainment è stata la parte più recepita dell’intervento,
mantenendo sotto traccia l’aspetto di light debriefing fatto alla fine.
Insomma, divertenti sti giochini scemi…
La cosa si chiudeva comunque con un rinvio ad elaborare dei
documenti per gruppi locali che si sarebbero dovuti presentare la sessione
successiva, in cui il senso formativo avrebbe potuto essere più evidenziato.
Purtroppo in questa occasione, per ragioni di opportunità politica, necessità
di lasciare spazio ad altri interventi e forse anche non contrastare chi aveva
vissuto quell’esperienza come qualcosa di troppo vicino a formazione aziendale,
la chiusura del discorso e la discussione sui documenti preparati non c’è più stata.
Da lì in poi siamo riusciti a organizzare solo una piccola serie di
incontri locali più orientati a formazione vera (tipo team coaching per dire),
con buoni risultati, ma di cui solo pochi hanno avuto modo di fruire.
Perché nella maggior parte dei casi o si temeva che questo
portasse a galla le vere cause dei contrasti che fra volontari non si vogliono
riconoscere -e non si sanno gestire- o si rimandava ad un discorso di giochini
scemi che, interrotti nel loro flusso programmato, erano stati nel tempo
dimenticati, considerati inutili o addirittura negativi.
Ci può stare, non sempre i programmi vengono rispettati,
magari io non sono stato all’altezza del bisogno e della composizione dell’aula.
In compenso la cosa mi ha in ogni caso arricchito, dandomi modo di riconfermare
come la formazione esperienziale, in tutti i suoi aspetti metaforici e non -e anche
se a costo zero- se non viene inserita in un progetto che preveda poi diverse serie
di incontri per rielaborazioni e attuazioni realistiche e lavorative rischia di
restare nella mente dei partecipanti solo una serie di eventi giudicati e
giudicabili come giochini scemi.
*Di questo concetto molto interessante mi riprometto di
parlare in un altro post