Pochi giorni fa ho partecipato ad una interessante sessione
su gioco e formazione proposta da AIF
e erogata da Carlo Bianchi, un ludo pedagogista che da tantissimi anni vive e
lavora in Francia. Al di là di alcune scoperte interessanti su come si sviluppa il gioco formativo oltralpe, nell'occasione è nata una discussione sul fatto che l’Alea,
intesa come componente fondamentale di ogni gioco secondo il canonico Caillois (se non sapete chi è questo
blog non fa per voi) insieme a Ilinx, Mimicry e Agon, secondo il Bianchi l’Alea non ha possibilità di dare stimoli
formativi o per lo meno lui onestamente ammette di non vederne.
Io non ero
d’accordo, ma questo non c’entra. Però la cosa mi ha stimolato a pensare (giusto
per capire anche io) di scrivere questo post per vedere un po' se e come la fortuna ludica/reale incida sul lavoro e sulle possibilità
didattiche che offre in ambito ludoformativo.
Punto primo: troppo facile pensare di considerare una
didattica in tema di time management e project management dando per scontato
che tutti gli elementi saranno definibili e prevedibili. Non succede mai, in
realtà.
Il succhissimo,
e superficialissima considerazione derivata, è che più ci sforziamo di
prevedere tutte le possibili realtà future più ci schianteremo contro quelle
inevitabilmente diverse (i cigni neri che ci rifiutiamo di ipotizzare perché
non sappiamo come saranno), e richiamando il mitico rasoio di Occam prospetta come attivazione di efficacia la semplicità
contrapposta alla complicazione.
Anche il
principio di Peter a dire il vero affrontava questo argomento: se qualcosa
potrà andare male lo farà, quindi meno cose di inseriscono nel progetto e meno
potranno andare male. Ma state pronti perché qualcuna lo farà.
Punto secondo: in formazione esperienziale ludica quali
componenti se non il dado, le carte o
l’estrazione possono meglio simulare queste situazioni per imparare ad
affrontarle? Se siete d’accordo su questo andiamo a puntualizzare -sempre in
modo molto superficiale per carità- alcuni risultati auspicabili ottenibili dall’inserire
la fortuna nel gioco d’aula.
Intanto il Culo (come
dice Sacchi) riduce lo stress della sconfitta, e le persone scaricano sulla
fortuna le proprie carenze strategiche e tattiche: partendo da questo principio
si può lavorare abbastanza bene in debriefing su quanto i perdenti diano la colpa al
caso infausto invece di analizzare cosa avrebbero potuto fare di meglio in base
alle risorse avute.
Magari non avrebbero raggiunto un risultato ottimale, ma
probabilmente meglio di quello ottenuto si….
Tutti i giochi di
carte, per definizione usano il modello di decisione strategica e tattica non
in base al totale delle potenzialità ma in funzione di quel che la sorte
manda, e più noi riusciamo a darci degli obiettivi coerenti con le risorse
ottenute e meglio possiamo lavorare. Aggiungendoci il fatto che si gioca/lavora
senza sapere esattamente cosa ciascuno dei potenziali concorrenti ha in mano, altro
fattore aleatorio di cui si può imparare a tener conto.
Quanto ai dadi, se ne usiamo uno solo è vero che la legge dei grandi numeri non può
essere considerata nella breve vita di una partita quale essa sia, tuttavia se
cominciamo a usare più di un dado, ecco che le probabilità di ottenere alcuni
risultati piuttosto di altri comincia a far parte di un bagaglio di competenze
che possono rientrare nella didattica.
Esistono anche giochi informatici che si occupano della nostra
propensione al rischio e ad analizzare come ce ne prediamo carico. Uno è
semplicissimo ed efficacissimo, quello del palloncino da gonfiare senza sapere
a quale pompata potrebbe scoppiare. “Il Balloon
Analogue Risk Task (BART) è una misura computerizzata del comportamento a
rischio . Il comportamento a rischio sul BART si correla con
comportamenti di rischio reali quali consumo di alcool, consumo di sigarette e
droghe, gioco d'azzardo, furto, sesso non sicuro , e caratteristiche di
propensione al rischio. Questi dati suggeriscono che
la BART potrebbe essere utile negli studi che valutano il comportamento
nell'assunzione di rischi nel tempo, ad esempio trattamenti farmacologici,
interventi o eventi che potrebbero modificare in modo fasico l'assunzione di
rischi in diversi giorni di studio. L'utilità del BART per tali
scopi, tuttavia, si basa sulla sua affidabilità test-retest.”
Volete provarlo e poi usarlo in aula che lavorare coi vostri
discenti sulla loro propensione a prendersi dei rischi lavorativi in base a termini non
calcolabili? Andate a https://www.millisecond.com/download/library/bart/
e scoprirete cose molto interessanti.
Che io probabilmente ho scoperto anche un po’ per caso