lunedì 5 ottobre 2015

La stanza degli enigmi



Leggo, stimolato dall’amico Riccardo Carreri, un pezzo uscito sul Corriere on line di Barbara D’Amico, di cui riporto l’incipit:
Se vi state candidando per un posto in una start-up innovativa non preoccupatevi troppo del vostro curriculum, invece allenatevi con un Risiko o un Monopoli. Alcune tra le più promettenti aziende italiane, infatti, adottano sistemi alternativi al classico recruiting aziendale per trovare nuovi dipendenti. Uno dei modi più estremi è quello adottato da Friendz, l’app che permette di guadagnare abbinando il proprio selfie a un brand: la startup italiana è nata solo questa primavera ma sta riscuotendo così tanto successo da aver costretto il giovane team ad assumere nuove leve. Come riuscire a selezionare in fretta i candidati più adatti? Semplice: chiedendo loro di entrare in una stanza piena di enigmi e di trovare la soluzione per uscire in meno di un’ora.

Ora, sono lieto di leggere per una volta un articolo che parla di formazione esperienziale senza prendere per il sedere chi la eroga o chi la subisce. Tuttavia mi vengono spontanee un paio di ponzate: perché uno dei più estremi? La formazione esperienziale da molto tempo usa già i giochi di ruolo, live e non, per fare crescere o selezionare persone d’azienda. Ma come ormai di regola accade la novità sta nel nome dell’attività, Live Game, perché sennò il concetto di fare formazione per aziende tramite un gioco di ruolo era da tempo noto e usato.

La giornalista sembra non sapere di questo pregresso e lancia la cosa come grande novità, senza tuttavia minimamente soffermarsi sul tema dell’analisi dei bisogni necessaria a priori, della targhettizzazione delle capacità o competenze che attraverso questo approccio si possono elaborare (problem solving, team working ecc.)  o della necessità di rielaborare a posteriori il risultato delle attività svolte nella camera. In fondo sarebbe bastato un giretto in internet, magari accedendo al portale della formazione esperienziale (www.formazione-esperienziale.it/), per essere un po’ più informati.

Si scrive di formazione solo se c'è la novità nel nome e nel colore con cui si può dipingere parlandone, pochissime volte per il contenuto funzionale. Perchè ormai in formazione se si vuol vendere quel che conta è soprattutto il brend-novità: io e diversi altri facciamo da venticinque anni qualcosa di molto simile senza bisogno di stanze ad hoc, ma -vorrei aggiungere- di solito con l’assistenza di psicologhe abilitate all’assessment, in previsione di altre necessarie sessioni di formazione specifica, magari con in mezzo un pò di coaching individuale e di gruppo.

Ma se si continua così pure questa delle escape room mi sa che resterà un altro celebrato esempio di folklore formativo -come per esempio la famosissima passeggiata sui carboni ardenti (pardon, fire walking)- a rafforzamento dell’idea che hanno già molti partecipanti: la formazione considera il lavoro come un gioco, “e invece noi lunedì si torna in azienda”.

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