Qualche tempo fa la mia amica e collega Elena Celeste, nell’ambito di un gruppo di
condivisione bellissimo e forse per questo presto finito, aveva proposto un
gioco formativo davvero intrigante.
Era focalizzato sull’autoanalisi della capacità di prendere
rischi e sulle differenze nel caso di situazioni diverse.
In pratica consegnava
una serie di cubetti di legno fatti tagliare in un travetto da un falegname e chiedeva
in un primo momento di scommettere con se stessi quanti se ne sarebbero
impilati entro 30 secondi.
In un secondo momento chiedeva di ripetere la cosa sulla
base dell’esperienza precedente.
Infine metteva in gara fra
loro i “costruttori”
Dal debriefing seguente erano uscite diverse cose
interessanti che ciascuno dei presenti si era portato via, sia su di sé che sul
metodo.
Ho provato ad usarlo in diverse occasioni, sempre con
utilità ma anche con una certa complicazione in caso di aule con parecchia
gente: la fornitura e la gestione dei
materiali non è sempre facile, occorrono superfici piane e un numero di cubetti elevato (almeno 30) per ciascun
partecipante.
Ieri ho trovato in internet un gioco che puntava a obiettivi
quasi uguali: il meccanismo era quello di lanciare monetine in una scatola in lanci successivi e da
diverse distanze. In questo caso si parlava di percezione di frustrazione e
sfida di fronte ad obiettivi troppo facili o troppo difficili.
Quel che mi ha intrigato è stato notare come questo secondo
meccanismo può lavorare sulle stesse analisi delle competenze, ma in modo più
semplice e meno complicatodel primo dal punto di vista logistico: qualche scatoletta si trova ovunque, e basta prendere
un sacchetto di monetine o gettoni-fiches dai cinesi per avere tutto quel che serve, anche
per tanti, senza problemi di trasporto.
E qui arriva il senso per me più importante di questo post, e
del titolo: il rasoio di Occam (se non sapete chi è andate a cercarlo) sostiene
che la soluzione migliore, cioè più efficace, è sempre la più semplice.
Michael
Jordan sono scuro che sapete chi è: tirava roba in un cesto….
O tempora o mores (questo è Cicerone…)