Nelle mie peregrinazioni estive sul net, mi sono imbattuto
in THE VILLAGE - Arte Gioco e Formazione http://www.insidethevillage.org
A tutta prima non sapevo bene cosa fosse, ma sono stato
catturato dal titolo e soprattutto, ovviamente, dal fatto che The Village, come
dicono loro, sia anche “un gioco, oltre
ad essere uno spazio in cui immagini, parole, suoni, rumori e visioni si
combinano per dare vita a un’esplorazione delle proprie risorse.”
The Village –si aggiunge nel sito- “è, soprattutto, la
metafora di una comunità sociale in cui ciascuno di noi, con le sue competenze
e caratteristiche uniche, può trovare delle occasioni di esplorazione interna…
…Ogni villaggio richiede a chi lo abita alcune abilità che permettono alla persona di poter affrontare, comprendere e agire. Ogni
situazione ci chiede di attivare le nostre doti, i nostri talenti, le nostre
capacità di far fronte a emozioni, problemi, scelte, imprevisti, stereotipi. Per
sapere quali sono le competenze che ci servono, capire cosa dobbiamo saper
fare, definire il bilanciamento che ci può servire per rendere un gruppo più
efficace, immaginare la caratteristica di una buona squadra di lavoro, The
Village ha scelto di seguire la via del gioco.”
Fico! Ma che gioco è? Questo è meno chiaro. Come al solito
chi sviluppa un format cerca sempre di presentarlo come molto interessante
senza dire realmente cos’é.
Loro dicono: “con The Village, esplorando la dimensione
simbolica di alcune figure (le Carte) e l’uso di un tabellone con più spazi, le persone possono riflettere e lavorare
sulle proprie caratteristiche personali in termini di punti di forza e aree di
sviluppo, immaginare visioni di crescita per se stesse e per gli altri, aiutare
il gruppo di persone con cui lavorano a raggiungere un miglior equilibrio
interno, facilitare processi di sviluppo sociale in contesti molto diversi (una
comunità, un team di lavoro, un’organizzazione, un’aula, una squadra sportiva),
progettare percorsi di sviluppo delle competenze sociali all’interno di quel
gruppo, organizzazione, comunità. E – perché no? – divertendosi nel fare tutto
questo!”
Beh, meno male….
Ma non finisce qui: citando ancora il loro testo di
presentazione “The Village non è solo un gioco, è anche un luogo di
sperimentazione artistica che cala la dimensione creativa nella quotidianità
delle comunità, un progetto di Social Art che
ha lo scopo di esplorare il territorio in cui l’espressione artistica incontra
le possibilità dello sviluppo sociale.
Le prime attività in questa direzione hanno portato alla
creazione dell’innovativa collezione di Digital Art, ispirata alle figure del
villaggio e realizzata dall’artista Francesca D'Anna, che ha anche ideato il
concept grafico dell’intero progetto.
L’artista ha preso parte attivamente all’elaborazione di The village e sono nati così i quindici pezzi unici che rappresentano la componente visiva delle Carte.”
L’artista ha preso parte attivamente all’elaborazione di The village e sono nati così i quindici pezzi unici che rappresentano la componente visiva delle Carte.”
Cioè le carte sono state disegnate da D’Anna. Ok, e il resto
dell’arte? Come si combina con la formazione?
Io non ho capito bene, e anche il video (http://www.youtube.com/watch?v=xgbkDL4JavY&noredirect=1)
non mi ha dato molto lumi.
Però la cosa mi pare comunque interessante, anche se mi
irritano un po’ nel video le figure “professionalmente molto serie” che
introducono e parlano, e la solita frenesia del giocare per terra (che è
scomodo!), ma questi sono miei vecchi limiti che non ho più voglia di abbattere.
Perciò vi segnalo questo villaggio: in caso sapeste dirci
qualcosa di più, avendolo visitato di persona, ne saremmo tutti un po’
arricchiti.
E anche se invece si trattasse del solito genio che ha inventato un
altro mazzo di originali tarocchi per gestire l’autoanalisi come scoperta del sé…
andrebbe bene lo stesso, il mondo è grande e c’è spazio per tutti.
(ah, se mi leggesse qualcuno del Village: in una slide mostrata nel video si legge Sarte al posto di Sartre, correggete…)
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