E poi per passaggio generalizzante allenatore di competenze vitali e lavorative.
Il mondo dello sport/gioco ha quindi una forte connessione
genetica con quello del coaching, connessione che va anche oltre quella della sua
origine etimologica.
Si possono trovare e usare infatti diversi modelli di gioco per
rendere più efficace il coaching.
Un esempio di gioco pensato apposta per aiutare questa forma
di consulenza personale è Points of You (in italiano Coaching Game), un mix di
I ching e Tarocchi acquistabile a 169 dollari su Amazon. Ideato dal coach
israeliano Efrat Shani e tradotto nel bel paese da Luisa Ferrario, il sacchetto-scatola-confezione
contiene un mazzo di 65 carte illustrate, un libro con stimoli per un efficace
story telling e citazioni varie, più un certo numero di appunti sul coaching e
un tavoliere a quattro quadranti utile per sottolineare il processo in generale.
Dicono i suoi fondamenti di marketing che può essere usato
da soli, in coppia o in gruppo, soprattutto per avere stimoli e aiutare le risposte
alle domande del coach. A fare da motorino di avviamento insomma al processo di
analisi e di implementazione personale.
Gli autori sostengono che serva a superare vecchi schemi e
introdurre un nuovo approccio creativo per generare una comunicazione più chiara
e di qualità tra le persone.
Questo è un gioco studiato apposta per incrementare le
possibilità di efficacia di una sessione di coaching. Ma esistono anche altre
possibilità di incrementare l’efficacia attraverso giochi non studiati ad hoc?
Considerando tanto per cominciare che la base fondamentale di
questa pratica è la capacità di fare domande, e farle in modo corretto, cioè
aperto e orientato a portare il coachee ad esplorare il suo futuro, non dovrebbe
essere così difficile: molto giochi usano proprio le domande come strumento. Si
potrebbe allora pensare di elaborare una sorta di trivial preparando delle
carte domande vitali, magari inizialmente chiuse che devono essere rielaborate in modalità
aperta da chi le pesca?
Ad esempio Assist, un gioco di carte e domande libere, propone
un meccanismo con cui si può per l’appunto fare esperienza in questa
“disciplina” inquisitoria. Il concetto è semplice: divisi in tre team o tre
giocatori, uno pensa ad una parola e gli altri devono a turno fare domande per
indovinarla. Domande libere, con la consapevolezza però che al proprio turno O
si fa una domanda O si prova a indovinare.
Il titolo Assist deriva dal fatto
che se le domande sono troppo identificative si favorisce l’avversario… Essendo totalmente libera e varia la parola
pensata (si può andare da sorriso a casa a transustanziazione, tanto alla fine si
indovinano sempre) le domande dovrebbero essere in prima battuta aperte e poi
una volta ristretta l’ipotesi in gioco sempre più chiuse per identificare al
meglio la soluzione. Il che è quello che dovrebbe appunto fare un buon coach, e
che risulta tanto difficile a tanti coach “iniziali”. Assist è stato progettato
dal chi scrive insieme ad Angelo Porazzi, che lo ha evoluto anche in ottica di
didattica infantile (lo potete chiedere direttamente a lui tramite mail anporaz@libero.it , nella sua versione
commerciale normale costa solo 10 euro).
Un altro elemento rapportabile al mondo ludico del coaching
è il gioco di ruolo.
La domanda “cosa faresti se avessi una bacchetta magica?”
non vi fa risuonare nulla? Bene, è anche una delle tipiche domande che fa il master
di un role playing ai giocatori. Un ottimo spunto quindi per liberare la
fantasia del coachee potrebbe essere lo spaziare nel mondo dei giochi di ruolo,
attività in cui il giocatore indossa i
panni di un personaggio letterario per svolgere una missione guidata da un
direttore di gioco-regista. Di solito l’ambiente è quello fantasy della magia e
dell’eroismo, ma se ne trovano davvero di ogni tipo, colore e declinazione
letteraria. Come ad esempio On Stage!, un progetto di Luca Giuliano, professore
associato a La Sapienza di Roma , che si occupa di gioco di ruolo e
delle sue applicazioni in ambiti il più possibile allargati dal 1983 .
On Stage! è un gioco al confine tra i
tradizionali giochi di ruolo, i giochi di narrazione e
l'improvvisazione teatrale . La differenza sostanziale tra i canonici role
playing e On Stage! consiste nel fatto che nei primi i personaggi e le loro
interazioni sono di solito definiti in maniera più o meno rigida da dadi e
tabelle, mentre in On Stage! il meccanismo è strettamente legato
all'interpretazione del proprio ruolo. Per informazioni potete scrivere
direttamente al suddetto Giuliano (lo trovate in Linkedin) o al suo editore http://www.dasproduction.it/DaS.html