Qualche giorno fa, per un'associazione di volontariato bolzanina che ritengo davvero all'avanguardia nella preparazione dei suoi associati, il Papavero der Mohn, ho sperimentato un nuovo -almeno per la mia esperienza- uso formativo di componenti e aggeggi ludici: la lettura degli arcani maggiori dei tarocchi in ottica di SWOT analysis (non vi sto a dire cos'è, se non lo sapete andate a cercare in wiki, e comunque mi sa che state leggendo un blog sbagliato), combinata al meccanismo del "cadavere squisito", gioco nato nei salotti surrealisti degli anni '20 (altra ricerchina in wikipedia?)
La cosa era partita dall'osservazione del fatto che a ciascuno degli arcani maggiori dei tarocchi vengono attribuiti significati di preveggenza o analisi del contesto personale abbastanza codificati e condivisi dal popolo dei "lettori del tarocco".
Quindi ho fornito ai partecipanti, collegati a coppie e/o triple una di queste carte con definizioni, chiedendo loro di tradurle, tramite considerazioni personali, nel loro ambito lavorativo.
Ogni tot minuti ho fatto poi scambiare le schede, chiedendo di aggiungere altre considerazioni a quelle scritte dai colleghi che avevano avuto quella carta prima (se condividevano la visione precedente), oppure di inserirne diverse, ma segnalando la distinzione col tirare una riga separatista fra i differenti approcci.
Dopo un po' di scambi ho fatto leggere ai vari gruppetti tutto il contenuto della carta-scheda rimasta loro in mano, frutto ovviamente dei vari scambi.
E successivamente, con tutte le annotazioni rielaborate in una sessione di follow up ho prodotto un piccolo mazzo di tarocchi virtuali consegnato a tutti i partecipanti.
Pensieri, stimoli e riferimenti fra gioco e formazione d'aula da parte di Marco Alberto Donadoni, detto MAD
venerdì 15 marzo 2019
lunedì 11 marzo 2019
GROWING BY GAME DESIGN
Chiara Alloggio, Michele
Cavaglia', Carlo D'Urso,
Francescosaverio Grimaldi, Maria
Paola Isoppo, Letizia
Miola, Veronica Natale,
Gianluca Papa, Federico
Passalacqua, Federica Petrone,
Anna Pippo, Marta
Rausa, Enrico Rodriguez,
Paolo Simon, Anita Spangaro.
Chi sono costoro? Sono studenti in design industriale
del Politecnico di Torino (più Alberto Ferraris, “clandestino” in
quanto già laureato) che la scorsa settimana hanno lavorato per arrivare a inventare
(disegnare, come dicono quelli fighi) 4 giochi studiati ad hoc per la
formazione e la didattica.
Si sono beccati diverse giornate di info-lezioni da
me e da Carlo Emanuele Lanzavecchia,
Luca Borsa e Matteo Sassi, cercando di capire: cosa è un gioco, cosa sono formazione
e didattica, come possono essere reciprocamente funzionali. Si sono impegnati,
hanno ascoltato, hanno provato, a volte hanno sbagliato ma poi meditato sui
loro errori. Ed hanno recepito (spero) che il game design probabilmente non
rende dal punto di vista del guadagno diretto e semplice connesso al gioco
commerciale, ma ha bellissime prospettive se lo si guarda in un’ottica differente
e diversamente utile.
questo bellissimo lavoro, primo in testa Alessandro Dentis, coordinatore ufficiale universitario del tutto.
Ovviamente non possono che essere un incipit di
progettazione, ma già irradiano luce su un sacco di grandi possibilità e
sviluppi.
Alla faccia di quelli che dicono che i gggiovani
non hanno voglia di fare una mazza…
lunedì 11 febbraio 2019
DIECI LEZIONI PER 5 EMOZIONI
Dieci Lezioni sulle Emozioni (cosa provano gli adolescenti e come aiutarli a scoprirlo con noi) di Enrico Castelli Gattinara, prezzo € 14,00, è un libro che racconta l'esperienza di questo docente con ragazzi adolescenti e bambini. Che si potesse e dovesse lavorare sulle tecniche relazionali anche con chi "non ha l'età per la formazione manageriale" lo dico da tempo, e le esperienze straordinarie che da anni e anni in questo campo persegue Rosalba Silverio, mia amica vera e maestra vera, stavano lì a dimostrarlo anche prima che Giunti pubblicasse questo bellissimo saggio lo scorso anno.
Lavorare sulle emozioni serve, rifocalizzandone le componenti, in quasi tutti i campi formativi: dalla gestione dei conflitti a quella del tempo, dalla leadership alla delega, dal project management alla comunicazione efficace la ragione non basta se non la si considera circondata dalle emozioni, e questo libro ne parla in modo molto interessante.
Un po' di post fa ne avevo già parlato collegandole al tema delle arti grafiche di Silvia Rossetti, proponendo di lavorarci in aula anche attraverso l'uso del gioco degli Haiku. Ma siccome l'ho fatto nel lontano marzo 2013, non pretendo che alcuno se ne ricordi e quindi vi riporto gli elementi essenziali del gioco che proponevo al riguardo. E che funziona magnificamente ad ogni età.
"Gli haiku sono piccole poesie minimali strutturate -come fanno sempre i giapponesi che sentono il bisogno di strutturare tutto- su due regole, ma strettissime e rigorose: la metrica deve rispettare i limiti di tre righe di rispettive 5, 7, 5 sillabe; e parlare di natura o di sentimenti/emozioni. Due esempi:
Serata
in Sardegna Sogno marino / annegato nel mirto / lontano da sé
Pomeriggio
invernale Quanto silenzio / la neve ti disegna / ali
di foglie
La forza di questa espressione poetica è che lavorando su una sintesi
obbligata produce di per sé suoni poetici,
ermetici, emotivi, potenti. E risultati che ogni volta stupiscono gli stessi
poeti.
Questa cosa (parlare di emozioni e stupirsi con la sintesi) mi ha
portato ad trasferire l’haiku in formazione, organizzando un pohetic game nei
seminari che parlano di intelligenza emotiva, nello specifico al punto in cui (seguendo
la traccia del più famoso studioso del tema, Daniel Goleman) si parla della
necessità di “gestire” le emozioni attraverso il linguaggio.
Il gioco funziona così:
- date a ciascuno un' emozione magari visualizzata da una carta emoticon come quelle che vedete nella figura qui accanto.
- date 15 minuti generali per creare in segreto e individualmente un haiku sull’ emozione definita dal proprio emoticon.
- mostrate a tutti la lista completa di tutti gli emoticon possibili in gioco.
- fate leggere le opere scritte e ogni volta fate identificare dai colleghi l’emozione espressa dal poeta di turno.
- vince chi raccoglie più identificazioni, e in caso di parità chi ha scritto il pezzo più bello secondo la valutazione popolare.
Poi ovviamente non dimenticatevi del de briefing…"
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