In questo blog si parla di gioco, didattica e formazione
come pare evidente dal titolo.
Uno dei temi fondanti quindi è l’uso del gioco
per insegnare qualcosa.
A volte il gioco viene usato per analizzare le
competenze, altre volte per studiare le relazioni, altre ancora per creare, magari
attraverso la provocazione, reazioni utili alla crescita dei “discenti” .
A volte il gioco viene anche usato come simulazione
protetta, per fare sperimentare ambienti e attività che nella vita reale comporterebbero,
in caso di errore, costi insostenibili (vedi un classico, il flight simulator),
oppure attività non praticabili in sedi normali.
A questa valenza anche liberatoria tuttavia c’è chi sostiene
che si dovrebbe comunque porre un limite, magari determinato dal buon senso e dal
rispetto di chi si ha davanti.
Tempo fa ricordo un forte polemica derivata da
un gioco dal titolo esplicativo: Lager.
Si simulavano i campi di sterminio e lo
scopo dei giocatori era di ottimizzare il “servizio” reso appunto dalle camere a gas.
Ad una inevitabile grande indignazione sollevata in chi
riteneva che quell’argomento non potesse essere in nessun caso oggetto di
simulazione ludica, gli autori rispondevano che quella provocazione era uno
strumento efficacissimo atto a portare a conoscenza del pubblico -e soprattutto
di quello infantile- l’infamia della soluzione finale hitleriana. Secondo gli
autori aveva quindi una importante funzione didattica, eticamente non più
discutibile di giochi che simulano la guerra –come i wargame o anche Risiko!-, o
che ripropongono il crimine tipo Thief, una fortunatissima serie di videogiochi Stealth pubblicati
da Eidos Interactive.
Lager venne comunque quasi subito ritirato e non se ne seppe
più nulla.(fortunatamente, mi permetto di dire io).
Oggi apro IGoogle e in prima pagina trovo il video più
cliccato del giorno: Squillo, un gioco che permette ai giocatori di
interpretare magnaccia e papponi in uno scontro di raket metropolitano. Nel promovideo
-che ovviamente ho aperto subito confermando il valore virale di questo tipo di
marketing- si propone questo ambiente con una chiarezza al limite dell’imbarazzante.
L’autore è Immanuel Casto, principe del Porn Groove (che confesso di non sapere
cosa sia, ma lui se lo dice da sé), sedicente membro anche del Mensa (che invece so
cos’è, il club dei maggiori intelligenti internazionali, in cui peraltro è accettato
anche Sylvester Stallone…). Di sé Immanuel dice anche di aver collaborato con Paolo
Magagna (Teatro dell’Ascolto), Marina Pitta e Gianfranco Rimondi (Teatro dei
dispersi) che non so quanto siano lieti di questa citazione.
Alcune chicche
della presentazione: “Una sfida a colpi di fellazio” “puoi mettere Manu –una delle
carte puttana- sotto antidepressivi”, una testimonial afferma “si può trovare sesso
occasionale, abuso di stupefacenti e sensi di colpa. Mi sono detta: ma questa
sono io!”. Ebbrava!
Il valore delle carte è il tramite attraverso cui ogni
prostituta permette un ricavato da prestazione, ma "in caso di difficoltà si può
recuperare anche un incasso dalla vendita dei suoi organi".
Non so come funzioni il meccanismo (parrebbe una specie di Magic),
e credo che il game design rispetto al contenuto di immagini e testo non abbia
poi molta importanza.
Certo è un gioco che racconta di cose che in effetti entrano
in ogni casa ogni sera tramite quasi ogni telefilm, e leggiamo in tantissimi
libri. Certo parla di cose che dovrebbero indignare nella realtà prima che nella
simulazione del gioco. Certo sarebbe meglio che i critici si dessero da fare
per sostenere il Gruppo Abele o la Caritas prima di attivarsi per far ritirare questo gioco.
Alla fine mi concedo di rispondere alla domanda del titolo: FORSE SI PUO'.
Però mi autorizzo a credere che non sia giusto giocare in questo modo, e che l’attenzione
al problema della tratta delle bianche e delle nere non necessariamente debba
passare da questo tipo di provocazione che personalmente non ho nessuna intenzione di usare nè didatticamente nè per passatempo. Men che meno fornendo guadagno al più
grande furbacchione porno DJ che abbiamo in Italia.
Che paradigmaticamente conclude il suo spot dicendo: “è vero sono biondo ed ho un corpo perfetto, ma questo mi da
forse il diritto di ridicolizzare tematiche così drammatiche e di farne
addirittura un gioco? Sì” . Ma che fosse amico di Corona...?
So che con questo post gli sto facendo pubblicità… però se
anche uno solo dei miei pochi lettori si andasse poi -oltre che a vedere il video, lo so che lo farete- anche a
leggere il documento sulla tratta della prostituzione che trova a
magari, vai a vedere che anche il nostro Casto ha fatto involontariamente formazione…
E su questo davvero mi piacerebbe leggere qualche commento.
Marco, ho letto l'articolo. Non ho ancora visto il video e non ho ancora letto il documento in PDF. Non so se la loro lettura e visione siano propedeutiche per fare commenti.
RispondiEliminaSe non lo fossero, ho un dubbio.
Non ho capito su COSA, in particolare, stai chiedendo un feedback.
Sulla domanda iniziale: SI PUO' usare in questo modo il gioco? Un eventuale fine divulgativo di un problema giustifica il fatto di ridicolizzare tematiche così drammatiche? E' utile in qualche modo chiedere a dei giocatori di entrare nei panni di un kapò o di un pappone per ricordare o fare approfondire il problema dell'Olocausto o della tratta delle ragazze?
EliminaCredo che il problema consista nel fatto che debba essere SOLO un gioco a costringere di parlarne. Se avessimo una cultura ed una società che ne discute in continuazione, in maniera pervasiva, anzichè occultarlo, anche farne un gioco non sarebbe disdicevole (poi, il gioco in sè potrebbe essere una porcheria, non ho modo per valutarlo e Immanuel Vasto ha l'aspetto di uno cui non darei le chiavi della mia auto che va a fare il tagliando). Perchè non ci facciamo lo stesso problema con gli innumerevoli giochi di guerra e massacri che vengono fatti?
EliminaCiao Marco,
RispondiEliminami fa piacere leggerti, perché critica questo prodotto dal mio stesso punto di vista. Mi ero indignato proprio l'altro giorno, parlandone con gli amici, e usando circa le stesse parole. Quindi mi trovi in totale accordo e armonia!
La notizia dell'uscita di un gioco come questo mi ha rattristato per due motivi: 1) come game-designer dilettante non mi piace vedere prodotti dove la tematica è più importante delle meccaniche di gioco 2) come essere umano mi delude vedere sprecata la potenzialità didattica ed educativa del gioco: se si voleva affrontare l'argomento (abbattiamo i tabù), si poteva, a mio parere, fare molto molto molto meglio.
Stefano