Ho avuto occasione ultimamente di gestire diverse aule orientate
al tema della gestione del tempo. E in tutte ho trovato nella stragrande
maggioranza dei partecipanti forte adesione alle stesse obiezioni iniziali, quasi sempre basate su tre elementi – resistenti: “non ho
mai tempo abbastanza”, “per me è inutile organizzare il tempo, tanto sono sempre
preda di imprevisti” ed “è tutto urgente e importante” .
Non starò qui a ristrutturare tutte queste affermazioni
in funzione di tutte le possibili soluzioni, roba per cui non a caso la
formazione chiede alle aziende e alle persone di dedicare due intere giornate –
che peraltro poi spesso non bastano nemmeno.
Invece, dato che qui siamo in ambiente gioco-formativo
(scusatemi ma il termine ludoformativo mi fa sempre un po’ ribrezzo, non so
perché), vi propongo un piccolo esercizio
da fare inizialmente, che di solito permette ai partecipanti di piombare in
modo esperienziale e immediato nel mood mentale giusto per affrontare questi
pensieri.
Materiale necessario e sufficiente: una manciata di
sassolini –diciamo una trentina- se possibile colorati in modo ben distinto. Metteteli
su un tavolo a una decina di metri dal punto di partenza in cui posizionerete un
certo numero di persone giocatrici. Attenzione: il percorso fra partenza e
arrivo deve essere libero da ostacoli, non scivoloso-bagnato e i giocatori
devono avere scarpe adeguate (non fare attenzione, quando si fa giocare in aula,
a tacchi 12 o piastrelle sconnesse potrebbe provocare seri danni alla salute
economica del formatore).
L’obiettivo che darete sarà quello di “ottenere il maggior
numero di punti possibile” in 20 secondi, trasportando un sassolino alla
volta dal mucchio iniziale al punto di partenza. È fondamentale dare la regola
così come l’ho scritta, ripetendola magari anche due volte per essere sicuri
che tutti abbiano sentito bene (anche così troverete chi contesterà la cosa
dicendo che avevate dato come obiettivo “chi riporta più sassolini”… ma questa
è un’altra storia).
Subito dopo, senza lasciare il tempo di pensare troppo, date
il via al primo concorrente, che di solito parte subito cercando di correre il più
velocemente possibile a riportare sassolini presi a caso.
Mettete da parte il bottino del primo giocatore e poi fate
partire in successione altri giocatori-formandi, ripetendo il tutto.
Prima o poi qualcuno, forte anche della possibilità di aver
visto prove altrui, vi chiederà lumi sul concetto di punteggio. Dategli la
possibilità di fare la domanda DENTRO il tempo dei 20 “, e rispondete che
quelli bianchi valgono 10 punti, tutti gli altri solo uno. Il tipo immediatamente
partirà e riporterà molto meno sassi ma solo bianchi.
A questo punto fate notare alla platea –che peraltro di
solito avrà già capito gioco, senso e
conseguenze del tutto anche se non glielo spiegate- come con meno sforzo costui vince il gioco,
grazie al fatto di aver investito parte degli apparentemente insufficienti 20”
a identificare meglio i termini del problema.
Poi regalate un sassolino a ciascun partecipante del corso,
come memo dell’informazione ricevuta: fa piacere e serve davvero come àncora
mnemonica.
La cosa fa ancora più piacere se il gioco lo fate usando mattoncini di Lego.
Lego, uno strumento molto interessante e sempre più usato
anche in formazione esperienziale, tanto
che qualcuno ne usa un modello addirittura con marchio registrato, come per esempio Leonardo Previ di Trivioquadrivio http://www.triq.it/lspunit/file/facilitators/previ.htm
che ne ha ottenuto la relativa certificazione
( se la volete anche voi, le date e i luoghi definiti li trovate a http://seriousplaypro.com/2012/02/10/certification-program-in-the-lego%C2%AE-serious-play%C2%AE-method. )
Io resto dell’idea che l’importante di queste esercitazioni,
alcune della quali ho trovato anche molto interessanti, non dipendono dai
mitici mattoncini ma da quel che ci sta dietro, tanto che molte di esse funzionano
benissimo anche con sassolini colorati (come visto sopra), cannucce colorate o
bottigliette di plastica per alimenti.
Però devo riconoscere che quando si tira fuori in aula una
scatola col marchio danese le persone sorridono all’idea di usarla, e questo
potrebbe già di per sé risultare un indiscutibile incentivo all’uso del
famosissimo marchio.
Grazie Marco... non si finisce mai di imparare!
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